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   A cura di Massimiliano Liverotti.              A spasso tra i laghi.

Frascati raccontata dallo  scrittore Massimiliano LiverottiAl contrario di molti centri storici dei "Castelli romani", Frascati nacque soltanto nel Medioevo. Ai tempi della  Roma antica nella zona c' era la villa di Lucullo, poi passata ai Flavi. Il nome della cittadina apparve per la prima volta nel Liber Pontificalis intorno all’850 quando furono registrate le donazioni di Benedetto III e Leone VI alle chiese di Santa Maria, San Sebastiano e San Vincenzo in Frascata, di queste è rimasta traccia tangibile solo della prima che corrisponde a S. Maria in Vivaro, edificata tra le rovine del Vivarium ( cisterna ) di una grande villa romana di cui sono ancora presenti alcuni resti. La villa fu attribuita a Lucullo, a cui sembrano invece appartenere alcuni ruderi situati nell’area delle attuali Villa Torlonia e Muti. In età imperiale ne fu proprietario C. Passino Crispo, secondo marito e vittima di Agrippina, successivamente passò ai Flavi e di questo rimane nella memoria del culto locale di S. Flavia Domitilla, perseguitata insieme al marito Flavio Clemente da Domiziano. All’origine di Frascati vi furono i Benedettini che costruirono una chiesa e un monastero tra le rovine della villa antica.

E’ probabile che uno dei primi nomi di Frascati fosse Tusculum Novum come fu chiamata nel 1538 da Paolo III Farnese.

Secondo alcuni studiosi Frascati potrebbe derivare da “frascata”, la distesa di capanne coperte di frasche e appoggiate ai ruderi di un’antica villa romana in cui si raccolsero i cittadini superstiti del Tuscolo nel 1191.

Secondo una tradizione nel corso del pontificato di Clemente VII ( 1526-29), la città fu minacciata dai Lanzichenecchi che, sembra, avrebbero voluto metterla a sacco come avevano già fatto per Roma. Pare vi abbiano rinunciato in seguito all’intervento della Madonna.

Le ottobrate

Frascati, come la maggior parte dei Castelli Romani, fu una delle mete preferite dai Romani per le loro ottobrate, vacanze di un giorno o al massimo di un fine settimana a cui prendevano parte soprattutto le famiglie di impiegati e di operai che non avevano la possibilità di fare villeggiature più costose. Le ottobrate prevedevano scampagnate e giochi nonché il ballo del saltarello e canti accompagnati da chitarre, mandolini e tamburelli. In queste occasioni le ragazze erano dette “eminenti” o “minenti” per la loro bellezza o per i loro sgargianti vestiti. Con tale nome “minenti” si riconoscevano quei romani agiati come artigiani, carrettieri, operai, diventati benestanti grazie ai proventi dei loro lavori. Sull’origine e il significato del termine vi sono diverse ipotesi. Secondo l’avvocato Luigi Dubino, autore dell’ Elenco di alcuni costumi, usi e detti romani minenti deriva dal latino eminens eminentis –apparente e si riferiva in particolare alla popolana e al suo sfoggio degli abiti e di orecchini. Lo scrittore Costantino Maes avrebbe supposto che la parola derivasse da da minantes, ovvero minaccianti, per il modo un po’ smargiasso di fare che avevano spesso i Romani. Valentina Leonardi, ne Il Santuario del Divino Amore afferma che minentes ha proprio il significato di popolino, con tale parola si intenderebbe la massa di artigiani minuti, in contrapposizione ai maiorantes, i maggiorenti che nel secolo XI avevano il compito di precedere il corteo papale facendo largo tra la folla con i bastoni...

Non é finita qui...e noi ne parleremo presto...


M. Liverotti

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